Cranio Sacrale

La terapia Cranio-Sacrale

Introduzione

Il fondatore della terapia cranio sacrale fu William Garner Sutherland, un giornalista scozzese che rimase affascinato dal personaggio di Still ( fondatore dell’osteopatia) a tal punto da iscriversi alla sua scuola. Durante gli studi passava continuamente per un corridoio dove erano esposte alcune ossa vere e tra queste si soffermò su un cranio disarticolato. Egli notò che tra le ossa parietali e temporali c’era un’apertura (mentre sui libri queste venivano presentate come saldate). Le superfici articolare delle ossa craniali sembravano destinate ad una mobilità e dato che tutto il corpo si muove, pensò che anche il cranio avesse questa capacità, cosi iniziò un periodo di studio del cranio che durò ben 25 anni. In questo lasso di tempo fece vari esperimenti anche su se stesso. Poi si chiese: cosa fa muovere le ossa?

Cranio Sacrale

La terapia cranio sacrale di William Garner Sutherland

Fece un paragono tra articolazioni periferiche ed il cranio che è costituito da ossa, liquido cerebro spinale (liquido sinoviale) e la dura madre (legamenti), l’unica cosa che mancava erano i muscoli. Suotherland pensò che mancando i muscoli tra le ossa craniche, ciò che permette il movimento è un motore interno: la corteccia cerebrale.

Da qui nasce il concetto di MOVIMENTO RESPIRATORIO PRIMARIO basato sull’impulso ritmico craniale, il quale andrebbe a creare un movimento impercettibile, continuo, ritmico, involontario e permanente che può essere paragonato alle contrazioni del colon, al movimento del cuore, dei polmoni ecc

Successivamente, vari studi scientifici hanno potuto dimostrare che le ossa del cranio non sono saldate tra di loro, bensi’ nello spazio tra le suture sono state trovate fibre collagene e arteriole che portano il nutrimento alla zona. Il movimento respiratorio è stato percepito e misurato (25 micron).

Oggi il movimento respiratorio primario è il principale indice del nostro stato di salute e durante il trattamento osteopatico è un parametro che deve migliorare per far  si che lo stesso paziente recuperi uno stato di salute soddisfacente. 

I principi osteopatici fondamentali sono:

  • il corpo è un’unità e come tale funziona
  • la struttura governa la funzione
  • il corpo ha capacità innate di autoregolazione e auto guarigione

Quindi le ossa del cranio e del sacro funzionano come un’unità funzionale che possiede una mobilità involontaria nelle fasi del MRP (meccanismo respiratorio primario) .

Il cranio induce il MRP di tutto il corpo avvalendosi, nella sua trasmissione della collaborazione del sacro ed il sistema neurovegetativo. Questo legame tra cranio e sacro è detto CORE LINK. 

Cranio Sacrale

L’attività del Sistema Cranio Sacrale influenza tutto il sistema. Le disfunzioni somatoviscerali e viscerosomatiche sono in grado di ridurne l’efficienza, causando disturbi o con il passare del tempo, vere e proprie patologie.

La terapia cranio sacrale diventa uno strumento per mantenere o riportare in salute alcune tra le più importanti strutture del nostro organismo e quindi per ri-armonizzare il movimento cranio sacrale nel caso sia alterato da qualche patologia. 

In condizioni di buona salute, i movimenti cranio sacrali sono periodici, equilibrati e determinano movimenti ritmici in tutta la struttura corporea. Sono percepibili attraverso una palpazione manuale.

Quando l’organismo è malato, questi movimenti sono alterati.

Indicazioni terapia cranio sacrale

Si ricorre alla terapia cranio sacrale soprattutto quando si soffre di una qualche patologia ad esempio:

  • PROBLEMATICHE DELL’APPARATO RESPIRATORIO
  • DISTURBI ENDOCRINI
  • DISTURBI DELLE ARTICOLAZIONI
  • DISTURBI GINECOLOGICI
  • DISTURBI CARDIACI E DEI VASI SANGUIGNI
  • DISTURBI DEL SONNO
  • VERTIGINI
  • DISTURBI DIGESTIVI
  • DISTURBI DELL’APPARATO STOMATOGNATICO
  • DISTURBI DELLE FUNZIONI VISCERALI
  • DOLORI CRONICI
  • DISTURBI VISIVI E DELL’ORECCHIO MEDIO
  • PROBLEMATICHE PSICO-SOMATICHE E IPERATTIVITA’ NEL BAMBINO
  • DISTURBI DI ORIGINE POSTUROLOGICA

In realtà essa è anche un ottimo strumento di controllo e di prevenzione a cui ricorrere periodicamente nel corso della vita.

Si tratta di una terapia delicata e sicura, che viene svolta manualmente dall’operatore tramite un tocco leggero alle ossa craniche e lungo tutta la colonna vertebrale. Favorisce il riequilibrio dell’impulso ritmico craniale andando a correggere quegli errori che hanno generato dolore o fastidio.

Cranio Sacrale

Il trattamento effettuato va ad agire in maniera profonda sul sistema nervoso, inducendo uno stato di benessere generale, a livello fisico ed emotivo, influenzando anche il sistema ormonale e quello immunitario.

In Italia questa disciplina non è ancora stata associata ufficialmente alla medicina tradizionale al contrario di molti altri paesi europei, anglosassoni ed americani, e, oltre ad alcune scuole di osteopatia, vi sono pochissime scuole che la insegnino in seri iter scolastici, conformemente all’eredità lasciataci dal Dott. Sutherland. I benefici dell’approccio cranico al neonato e all’adulto sono oggi giorno ampiamente documentati e dimostrati. Tuttavia le tecniche vanno eseguite esclusivamente da operatori che abbiano una profonda conoscenza della neuroanatomia e della biomeccanica e biodinamica craniosacrale.

Ginocchio: la sindrome Femoro-Rotulea

La sindrome femoro-rotulea, indicata con l’acronimo PFPS (patello femoral pain syndrome), è una condizione dolorosa che colpisce l’articolazione tra femore e rotula. E’ caratterizzata dall’insorgenza di un dolore nella zona anteriore del ginocchio, dovuto ad un mal funzionamento del meccanismo di scorrimento tra le due ossa. Spesso definita come runner’s knee, ossia ginocchio del corridore, è maggiormente riscontrata in persone che svolgono sport che sovraccaricano l’articolazione del ginocchio come corsa e salti, ma anche nei ciclisti.
Il dolore è legato all’infiammazione della cartilagine a causa del cattivo scorrimento tra rotula e femore durante la flesso estensione di ginocchio. La rotula tende a lateralizzarsi, scorrendo sul margine esterno del ginocchio aumentando l’attrito con il femore.

Le ragioni di questo mal allineamento della rotula possono essere le seguenti:
1. Ipotrofia del quadricipite
2. Sovraccarico funzionale in flessione di ginocchio
3. Frattura o dislocazione della rotula
4. Chirurgia del ginocchio

1. La prima è la più comune in quanto il muscolo quadricipite si oppone alla lateralizzazione della rotula, quando questo muscolo è ipotrofico e inoltre anche i muscoli intorno alla anche (come ad esempio i glutei) sono deboli, questi non mantengono un buon allineamento tra le ossa, causando l’attrito della rotula con il femore durante la flesso estensione del ginocchio.
Il movimento verso l’interno del ginocchio, durante lo squat, è inoltre stato associato al dolore femoro rotuleo;
2. Anche il sovraccarico funzionale del ginocchio può portare alla sindrome femoro-rotulea, in quanto sport come la corsa o il salto imprimono stress ripetitivi sull’articolazione del ginocchio causando irritazione sotto la rotula;
3. Un trauma della rotula, come frattura o dislocazione, può essere associato alla sindrome femoro-rotulea;
4. La chirurgia del ginocchio, in particolar modo la riparazione del crociato anteriore usando il tendine rotuleo, aumenta il rischio di sviluppare tale sindrome nel tempo.

Fattori di rischio
Età:
si presenta soprattutto negli adolescenti o giovani adulti;
Sesso: le donne sono più soggette a sviluppare questa condizione a causa della conformazione del bacino;
Sport: la corsa e il salto aumentano lo stress sul ginocchio soprattutto in periodi di incremento dell’attività fisica;
Conformazione fisica: una eccessiva pronazione dell’articolazione subtalare (del piede), o un aumento dell’angolo Q (angolo formato dall’intersezione di due linee, la prima che va dalla spina iliaca antero-superiore al centro della rotula, la seconda che va dalla rotula alla tuberosità tibiale), o ancora una maggiore tensione nel tratto ileo-tibiale, un’accentuazione della torsione tibiale, o un problema di controllo motorio della muscolatura dell’anca e del complesso lombo-pelvico.
Non è inusuale la presenza di una combinazione di queste cause, che determinano un’alterazione della meccanica articolare e delle forze che vengono esercitate a livello dell’articolazione femoro-patellare.

Sintomi
Generalmente la sindrome femoro-rotulea provoca un dolore sordo davanti al ginocchio che compare sia alla palpazione che al movimento, può essere associato anche a calore e gonfiore dell’articolazione e si può irradiare nel tessuto circostante. A volte può causare un blocco antalgico dell’articolazione.

Fattori aggravanti:
Salire le scale
Inginocchiarsi o/e fare squat
Stare seduti con il ginocchio piegato per periodi lunghi

Terapia
La fisioterapia è il trattamento primario in caso di sindrome femore-rotulea e consiste nella rieducazione funzionale del quadricipite, in particolar modo il vasto mediale obliquo e dei muscoli abduttori di anca.
A volte possono essere utili cerotti come il Tape Rotuleo per correggere il tilt e ginocchiere (su consiglio di uno specialista).
La terapia manuale viene utilizzata per trattare eventuali disfunzioni di movimento del ginocchio, ma anche per trattare altri distretti come piede, anche o schiena, che potrebbero influire sulla meccanica di questa articolazione.
La chirurgia viene utilizzata raramente con pochi risultati,soprattutto in pazienti a cui si è lussata la rotula almeno una volta.

Prevenzione
Per prevenire l’insorgenza di tale sindrome, ci sono degli accorgimenti che possono essere seguiti:

  • Mantenere la forza muscolare in particolar modo del muscolo quadricipite e dei muscoli abduttori dell’anca, evitando squat profondi durante gli allenamenti;
  • Perdere peso in eccesso. Per chi è sovrappeso perdere il peso riduce lo stress sull’articolazione;
  • Fare esercizi di riscaldamento (warm up) prima della corsa o di una qualsiasi attività fisica;
  • Usare calzature adeguate;
  • Fare stretching per migliorare la flessibilità muscolare;
  • Aumentare gradualmente l’intensità degli esercizi, evitando cambi improvvisi di intensità nel workout;
  • Pensare alla tecnica e al giusto allineamento articolare. Chiedere al fisioterapista quali sono gli esercizi per migliorare la flessibilità e la forza muscolare in modo da ottimizzare le tecniche di corsa e salto e aiutare la rotula ad allinearsi correttamente con il femore durante i movimenti di ginocchio. Inoltre è fondamentale lavorare sui muscoli delle anche per evitare che il ginocchio ceda internamente durante lo squat o la discesa di uno scalino o durante l’atterraggio dopo un salto.

Dolore al ginocchio

Il dolore al ginocchio è una condizione molto comune che spesso può essere trattata senza rivolgersi ad uno specialista e di solito i sintomi si riducono in poche settimane.
E’ necessario consultare un dottore se il dolore è molto forte e/o non migliora dopo un periodo lungo di tempo.

Consigli utili per ridurre il dolore al ginocchio e il gonfiore

  • Ridurre il carico sul ginocchio ad esempio evitare di stare in piedi per molto tempo;
  • Usare il ghiaccio per circa 20 minuti ogni 2- 3 ore;
  • Prendere anti dolorifici (paracetamolo).

Consulta un medico se:

  • I sintomi non migliorano dopo qualche settimana;
  • Non puoi muovere il ginocchio o stare in piedi;
  • Il tuo ginocchio si blocca, emette dolorosi rumori (click) o cede – i rumori non dolorosi sono normali e non sono sintomo di patologia.

Vai al pronto soccorso o in ospedale se:

  • Il tuo ginocchio è estremamente doloroso;
  • il tuo ginocchio è severamente gonfio o deformato;
  • Hai febbre, ti senti accaldato, hai brividi e presenti rossore e calore intorno al ginocchio- questo può essere segno di un’infezione.

Cause comuni di dolore al ginocchio

Il dolore al ginocchio può essere sintomo di molteplici condizioni che richiedono differenti trattamenti.

Dolore al ginocchio dopo un infortunio se:

  • Sintomo: Dolore a seguito di un improvviso stiramento o eccessivo uso o distorsione del ginocchio molto spesso durante lo svolgimento di esercizi o sport.

Causa: Stiramento o strappo muscolare o legamentoso.


  • Sintomo: Dolore tra la rotula e la tibia spesso causato da corsa eccesiva o salti.

Causa: tendinopatia.


  • Sintomo: Instabilità, cedimento quando si prova a stare in piedi, incapacità di stendere il ginocchio completamente, molto spesso si percepisce un rumore “popping” durante l’infortunio.

Causa: Lesione del legamento o tendine o menisco, danno della cartilagine.


  • Sintomo: Teenagers o giovani adulti con dolore e gonfiore sotto la rotula.

Cause: Malattia di Osgood Schlatters.


  • Sintomo: Deformazione della rotula dopo una collisione o un improvviso cambio di direzione.

Causa: Dislocazione della rotula.

Dolore al ginocchio senza un evidente infortunio

  • Sintomo: Dolore e tensione in entrambe le ginocchia, leggero gonfiore, comune nelle persone anziane.

Causa: Osteoartrosi.


  • Sintomo: Calore e rossore e gonfiore che peggiora quando ci si inginocchia o si piega il ginocchio.

Causa: Borsite.


  • Sintomo: Gonfiore, calore, presenza di lividi, molto spesso quando si assumono anticoagulanti.

Causa: Sanguinamento nell’articolazione.


  • Sintomo:Calore e rossore, attacco improvviso di dolore.

Causa: Gotta, artrite settica.

studio di fisioterapia Cupelli Alessandra Fisioterapista a Viterbo

Fisioterapia: una tra le pratiche mediche più antiche, già Ippocrate ne parlava

La fisioterapia (dal greco Φυσιο = naturale e θεραπεία = terapia) è quella branca della medicina che si occupa del recupero di un movimento e di una funzione persi o compromessi a seguito di una patologia, disabilità o di una lesione. Inoltre aiuta a ridurre il rischio di infortuni e patologie future. Si ritiene che medici dell’antichità quali Ippocrate e Galeno possano essere considerati i primi praticanti di fisioterapia. Già nel 480 a.C essi proponevano trattati sul massaggio,tecniche di terapia manuale e terapia in acqua

Quando viene utilizzata la fisioterapia?

La fisioterapia viene utilizzata su persone di qualsiasi età con molteplici condizioni mediche inclusi problemi che affliggono:

  • Ossa, articolazioni e tessuti molli: come lombalgie, cervicalgie, dolori alla spalla e infortuni sportivi;
  • Cervello e sistema nervoso: come problemi del movimento a seguito di ictus, sclerosi multipla, Parkinson, SLA ecc.;
  • cuore e polmoni: come BPCO – broncopneumopatia  cronica ostruttiva e fibrosi cistica.

La fisioterapia aiuta a migliorare la forma fisica ed insieme a prevenire eventuali future problematiche.

Il Fisioterapista

Il fisioterapista è un professionista sanitario, in possesso di una laurea in fisioterapia e in continua formazione tramite corsi e master . I fisioterapisti spesso lavorano come parte di un team multidisciplinare, specializzandosi in diverse aree mediche e possono svolgere la loro attività in molteplici luoghi:

  • Ospedali;
  • Cliniche fisioterapiche private e pubbliche;
  • Centri medici e studi privati;
  • RSA – residenze sanitarie assistenziali e case di cura;
  • Team sportivi, clubs

Alcuni fisioterapisti inoltre offrono trattamenti domiciliari.

Cosa fanno i fisioterapisti?

Il fisioterapista considera la persona e il corpo nella sua complessità,non focalizzandosi solo su aspetti individuali di una lesione o patologia. Alcuni dei piu’ comuni approcci usati dai fisioterapisti includono:

  • educazione e consigli: il fisioterapista puo’ dare consigli generali su cose che possono condizionare la tua vita quotidiana come postura, strategie corrette di sollevamento e trasporto per prevenire infortuni
  • movimento, esercizi specifici e consigli su l’attività fisica: gli esercizi possono essere raccomandati dal fisioterapista per migliorare la salute generale,  la mobilità e per rinforzare determinate parti del corpo
  • terapia manuale: i fisioterapisti possono utilizzare le loro mani per ridurre dolore e tensione muscolare e migliorare il movimento corporeo

Ci sono anche altre tecniche utilizzate come l’idroterapia, cioè esercizi in acqua, l’agopuntura e le terapie strumentali (laserterapia, magnetoterapia, ultrasuonoterapia, elettroterapia ecc) di cui il fisioterapista deve essere a conoscenza. Quando assume un nuovo paziente il fisioterapista fa  un’anamnesi dell’assistito, esaminando la storia clinica, le prescrizioni mediche e controlla tutta la documentazione medica. Effettua poi un esame oggettivo, per valutare le capacità fisiche e motorie della persona in varie posizioni, utilizzando test specifici e strumenti particolari. Poi elabora un piano terapeutico su misura e specifico per ogni paziente, prefissando obiettivi e tempi. Ogni trattamento deve essere adattato a seconda delle necessità e delle condizioni fisiche del paziente. Un altro compito del fisioterapista è quello di monitorare l’andamento del piano terapeutico, valutando i risultati e apportando delle modifiche nel caso non si riscontrino i miglioramenti previsti.

L’obiettivo del fisioterapista è quello di aiutare le persone a stare meglio.

E’ una professione che valorizza il contatto fisico tra terapista e paziente. Empatia, ottime capacità relazionali, comunicative e analitiche sono requisiti indispensabili per un fisioterapista, oltre che un saldo bagaglio di conoscenze, resistenza e buona forma fisica. 

Bum And Bust, studio di fisioterapia Cupelli Alessandra Fisioterapista a Viterbo

Ciclo del Boom and Bust, Pacing e dolore cronico

Cosa è il dolore cronico?
Il dolore cronico (o persistente) è definito come un dolore che dura per più di 12 settimane. A differenza del dolore acuto, sensazione che si presenta subito dopo un infortunio, il dolore cronico persiste spesso per mesi o anche di più. A volte puo’ insorgere dopo un infortunio iniziale, come uno stiramento o strappo o puo’ essere la conseguenza di una malattia. Spesso le cause non sono chiare. Altri problemi come fatica, disturbi del sonno, riduzione dell’appetito e cambiamenti dell’umore possono accompagnare questo dolore.

Il dolore cronico può limitare i movimenti e provocare una riduzione della forza e della flessibilità muscolare. Tutto ciò, con il passare del tempo, genera frustrazione e perdita dell’autonomia e confidenza nello svolgere le regolari attività e movimenti. Il dolore persistente si può presentare in varie parti del corpo, per varie ragioni e il livello di dolore è difficile da misurare con una scala, in quanto è molto soggettivo.

Il self management, cioè imparare a gestire questo tipo di sintomi è la base per poter vivere meglio e in autonomia. Per fare questo è necessario conoscere ed evitare degli errori molto comuni. Parlando di dolore cronico non si può non menzionare il cosiddetto ciclo del Boom and Bust: una condizione molto comune a individui che presentano sintomi che durano più di 12 settimane.

Spesso le persone che lamentano dolore cronico, nei giorni in cui si sentono meglio, pensano di dover essere in grado di praticare determinate attività, per compensare, magari, a ciò che non sono riusciti a fare prima a causa dei sintomi (esempio: pulire casa, fare del giardinaggio, semplici lavori di manutenzione o lavorare al computer). Praticare un’attività intensa, che non si è eseguita per molto tempo, può risvegliare i dolori e causare un aumento significativo dei comuni sintomi. L’individuo va  incontro a delle flare ups o ricadute e in questo modo è costretto a non poter svolgere più l’occupazione o addirittura a dover stare fermo e/o sdraiato nel letto per giorni o settimane. L’interruzione totale dell‘attività o lavoro può innescare meccanismi di frustrazione e riduzione della tolleranza all’attività stessa. Questo meccanismo è chiamato ciclo del Boom and bust  ed è riscontrato in gran parte della popolazione che presenta dolore cronico.

Pacing

Come tutti sappiamo, un’attività passiva, come lo stare seduti per tempi troppo lunghi può provocare un peggioramento dei dolori lombari e cervicali. Per evitare che questo avvenga (soprattutto per chi è davanti al PC), basterebbe alzarsi regolarmente, fare quattro passi o stare un po’ in piedi. Ciò migliorerebbe la tolleranza alla posizione seduta. Questo meccanismo è chiamato “Pacing”.

Se si utilizzasse un timer, una sveglia, per ricordarsi di alzarsi dalla sedia e interrompere per qualche minuto il proprio lavoro, prima che i dolori aumentino, i risultati salutari sarebbero di gran lunga migliori. Il “Pacing” è uno strumento molto importante per gestire i dolori persistenti o cronici.

Pacing significa frazionare l’attività in piccoli “pezzettini” e fare qualcosa di differente o riposare prima di ritornare ad essa. Ad esempio molti guidatori hanno trovato questo escamotage, fermarsi di tanto in tanto ad una piazzola di sosta ed effettuare stretching o fare una piccola passeggiata prima dell’insorgere dei  loro sintomi. Questa è la chiave principale, semplice ed efficace per proseguire tranquillamente la propria attività. Basta capire quand’è il momento giusto di fare una pausa e riprendere.

Il “Pacing” riguarda anche lavori come la pulizia della casa. Dedicarsi continuamente per ore ed ore a questa mansione non è una cosa consigliata, meglio fermarsi di tanto in tanto o addirittura svolgerla in un arco di più giorni. Un altro esempio potrebbe essere quello di non fare una grande spesa in un solo giorno ma suddividerla in più giorni, evitando di portare troppi pesi. Tutto questo è un altro esempio di “Pacing”.

Misurare l’intensità di un’attività, darsi degli obiettivi e dei limiti, rispettarli e incrementarli con il tempo e soprattutto avere costanza e un atteggiamento positivo, sono le basi per affrontare i dolori persistenti ed evitare di ricadere sempre negli stessi errori, uscendo da questo Boom and Bust cycle.

Dolore alla schiena, Photo Credit: Designed by Freepik

Mal di schiena “Lower back pain”

Il mal di schiena o lombalgia, è un sintomo molto comune e la maggior parte della popolazione ne ha sofferto almeno una volta nella vita . Il più delle volte, i sintomi non sono indicativi di una patologia seria e tendono a migliorare, anche se molto spesso possono ritornare dopo un lasso di tempo. Ma per sopportare meglio questi dolori, ci sono degli accorgimenti che si possono attuare.

Come gestire il mal di schiena

I consigli sottostanti possono aiutare a ridurre il dolore alla schiena e accelerare i tempi di recupero:

  • Stare attivi e continuare a svolgere le normali attività di vita quotidiana. Questo è uno dei più importanti consigli, in quanto riposare per lunghi periodi può provocare un aumento dei sintomi.
  • Praticare esercizi di stretching per la schiena, ma anche svolgere attività come camminare, pilates, yoga o nuotare, potrebbe tornare molto utile.
  • Assumere farmaci anti-dolorifici o/e anti-infiammatori . (Necessario sempre chiedere un consiglio ad un esperto prima di assumere farmaci).
  • Utilizzare impacchi di acqua calda e fredda per un sollievo di breve termine.

Un consiglio che mi sento di dare, è quello di avere un atteggiamento positivo ed ottimista e pensare che il dolore sparirà presto. E’ dimostrato che le persone positive, nonostante i sintomi, abbiano tempi di recupero migliori.

Chiedere aiuto e consigli

Il mal di schiena generalmente migliora da solo dopo qualche settimana o mese, non è necessario consultare obbligatoriamente un medico o un professionista sanitario.
Ma nonostante ciò, è buona idea chiedere aiuto se:

  • il dolore non inizia a migliorare dopo qualche settimana;
  • il dolore ti impedisce di praticare qualsiasi attività di vita quotidiana;
  • il dolore è molto forte e peggiora con il tempo;
  • sei molto preoccupato e fai difficoltà a gestire i sintomi.

In questo caso, puoi consultare il tuo medico di base che, dopo un accurato esame, sarà in grado di decidere se mandarti da un medico specialista o da un fisioterapista.
Altrimenti puoi consultare direttamente un fisioterapista.

Causa del mal di schiena

Molto spesso non è possibile identificare le cause del mal di schiena anche detto “mal di schiena non specifico”. A volte, può essere la conseguenza di uno stiramento o strappo muscolare, spesso si presenta senza una vera ragione, raramente è causato da una patologia molto seria.

Occasionalmente può essere dovuto a condizioni mediche come:

  • Ernia del disco: danno del disco intervertebrale che va incontro ad uno spostamento e compressione dei nervi vicini;
  • sciatica: irritazione del nervo che decorre posteriormente dal bacino fino ai piedi.

Queste condizioni provocano sintomi ulteriori, come formicolio, debolezza e addormentamento dell’arto inferiore e sono trattate diversamente rispetto al mal di schiena non specifico.

Prevenire il Mal di Schiena

Prevenirlo non è una cosa semplice, ma i seguenti consigli aiutano a ridurre il rischio di recidive.

  1. Fare regolarmente esercizi di stretching, il fisioterapista può aiutarti a individuare i giusti esercizi da eseguire.
  2. Stare attivi e fare esercizi aiuta a mantenere la muscolatura della schiena forte, è consigliabile per un adulto fare 150 minuti di esercizi a settimana.
  3. Evitare di stare seduti per lunghi periodi.
  4. Controllare e correggere la postura in posizione seduta, soprattutto quando si è davanti al computer, si guida e si vede la TV
  5. Perdere peso attraverso una combinazione di dieta equilibrata ed esercizi, le persone sovrappeso ed obese hanno un rischio maggiore di sviluppare mal di schiena.

Quando chiedere immediatamente aiuto medico:

  • In caso di formicolio e addormentamento dell’area genitale e natiche
  • Difficoltà ad urinare
  • Perdita di controllo della vescica o dell’intestino
  • Dolore al torace
  • Febbre alta, da 38 gradi in poi.
  • Perdita di peso non spiegabile
  • Gonfiore o deformità della schiena
  • Dolore iniziato dopo un incidente serio (es: Incidente stradale)
  • Dolore che peggiora durante la notte e non migliora con il riposo.

Questi sintomi possono essere segno di qualche cosa di più serio, quindi è consigliabile consultare urgentemente un medico.