E’ una sospensione di diversi tipi di cellule in un mezzo acquoso: il plasma.
Gli elementi del sangue svolgono molteplici funzioni, essenziali sia per il metabolismo sia per le difese dell’organismo.
Nel plasma sono dissolte molte sostanze, tra cui l’ALBUMINA, la proteina più rappresentata. Dopo di essa, le proteine plasmatiche a più concentrazione sono gli ANTICORPI.
LE CELLULE DEL SANGUE SONO:
globuli rossi o eritrociti
globuli bianchi o leucociti
le piastrine
ERITROCITI: vita media di 120 giorni, vengono eliminati dalla milza e dal fegato, la principale proteina sintetizzata nel loro citoplasma e’ l’EMOGLOBINA.
LEUCOCITI: si distinguono in 3 classi:
granulociti ( a loro volta divisi in neutrofili, eosinofili e basofili), prodotti nel midollo osseo.
monociti, prodotti nel midollo osseo, hanno un ruolo importante nelle risposte immunitarie: agiscono sull’antigene in maniera da renderlo riconoscibile da parte dei linfociti B e T.
linfociti: comprendono i linfociti B e T. I linfociti B sono trasformati in plasmacellule con liberazione di anticorpi. Sono prodotti nei linfonodi, nella milza e nel timo.
PIASTRINE: originano dal midollo osseo, svolgono un ruolo importante nel controllo delle emorragie e nella formazione di coaguli entro i vasi sanguinei (trombosi). Sono implicate nei meccanismi di coagulazione e difesa dell’organismo. Hanno una vita media di 8-12 giorni e la loro distruzione avviene nella milza.
Il muscolo scheletrico è responsabile del movimento dello scheletro e di organi (bulbo oculare, lingua).
VOLONTARIO: può essere controllato dalla volontà.
STRIATO: la disposizione delle proteine contrattili da’ origine all’aspetto striato.
Tutti i muscoli scheletrici sono costituiti da FIBRE MUSCOLARI.
FIBRA: cellula molto allungata, multi nucleata. Può avere una lunghezza pari a quella dell’intero muscolo. Le fibre sono tenute insieme dal tessuto connettivo.
La contrazione e’ controllata dai nervi motori. Le singole fibre nervose si ramificano nel muscolo per innervare un gruppo di fibre muscolari definito: UNITA’ MOTORIA.
L’eccitazione di ogni nervo motore determina la contrazione simultanea di tutte le fibre muscolari dell’unita’ motoria.
Le singolo cellule muscolari (FIBRE) sono raggruppate in fasci allungati: FASCICOLI, circondati da tessuto connettivo.
All’interno della FIBRA sono presenti MIOFIBRILLE ossia strutture cilindriche disposte in modo parallelo. Ogni MIOFIBRILLA e’ suddivisa in unità contrattili i SARCOMERI.
I SARCOMERI sono proteine contrattili, parallele le une alle altre ed assumono un aspetto striato.
STRIATURE:
Banda I: chiara e larga
Banda A: scura
Banda Z: linee scure che dividono le bande I
Il sarcomero e’ formato da due tipi di filamenti:
SPESSI: costituiti dalla proteina MIOSINA
SOTTILI: costituiti dalla proteina ACTINA
I filamenti sono disposti simmetricamente e parallelamente all’asse della miofibrilla, rimangono di lunghezza costante indipendentemente dallo stato di contrazione.
Il pavimento pelvico costituisce il fondo della cavità addominopelvica, su cui grava il ruolo di supporto dei visceri, di erezione dei corpi cavernosi dei genitali e di controllo della continenza.
Pur essendo il più robusto nei confronti degli altri mammiferi, è maggiormente sottoposto alle sollecitazioni del peso dei visceri e alle variazioni della pressione endo-addominale.
Il pavimento pelvico ha forma di cupola rovesciata incompleta nella porzione mediana, delimita inferiormente la piccola pelvi; ha funzione di sostegno dell’uretra e dei visceri pelvici e, contraendosi simultaneamente con i muscoli addominali e con il diaframma, contribuisce all’aumento della pressione intraddominale.
Il pavimento pelvico rappresenta il piano muscolare del PERINEO.
Il perineo e’ l’insieme delle parti molli che chiudono in basso la PELVI.
Il termine “pelvi” deriva dal greco e dal latino e significa coppa o piatto, al suo interno sono contenuti i visceri pelvici: la vescica, l’utero e il retto.
Per pavimento pelvico IPOTONICO si intende una diminuzione di tono, trofismo e forza dei muscoli del pavimento pelvico.
Modificazione dei parametri funzionali da ipotono:
riduzione di forza, tono, endurance, trofismo e consistenza.
Tono muscolare del pavimento pelvico
Normal Pelvic floor: i muscoli si contraggono e si rilassano
Overactive pelvic floor: i muscoli non possono rilassarsi
Underactive: i muscoli non possono contrarsi quando necessario
Non functioning: nessuna azione muscolare
La dinamica degli organi pelvici e’ condizionata da due sistemi:
sistema di sostegno e sistema di sospensione.
Il pavimento pelvico e la fascia endopelvica hanno la funzione di:
mantenere la statica pelvica
garantire continenza
controllare le forze espulsive
prevenire il prolasso
garantire continenza urinaria e fecale
Il muscolo elevatore dell’ano e la fascia endopelvica hanno un ruolo interattivo nel mantenimento della continenza e nel supporto pelvico.
Il deficit anatomico e/o funzionale porta a prolasso genitale e/o incontinenza urinaria.
Molti sono coloro che devono convivere con delle cicatrici in svariate parti del corpo a seguito di un intervento chirurgico. Il tessuto cicatriziale e’ molto più rigido e resistente rispetto a quello originario, non ha la stessa elasticità della pelle integra e questo può portare alla sviluppo di infiammazioni e problemi funzionali legati alla postura. Qualsiasi tipo di intervento, dall’asportazione dell’appendicite, delle tonsille, della colecisti o il taglio cesareo ecc. non va dato per scontato (è dunque opportuno informare il terapista su ogni intervento a cui si è stati sottoposti), in quanto può essere la causa di dolori e cattive posture.
Le cicatrici non sono tutte uguali.
Distinguiamo:
cicatrici ipertrofiche in cui il tessuto cicatriziale si forma in maniera eccessiva e rimane dolente
cicatrici atrofiche in cui il tessuto che si forma non e’ sufficiente e l’area appare di aspetto depresso, secco.
Il CHELOIDE è invece una crescita anormale di tessuto fibrotico che supera i margini della ferita iniziale, deformando la cute, si manifesta come una cicatrice in rilievo dal colore rosso-violaceo.
Da non sottovalutare sono le aderenze interne che si possono formare dopo l’intervento e che interferiscono con la normale funzione di nervi, muscoli e articolazioni. Sono aree di rigidità dove i tessuti sono meno elastici e questo accade sulla cute (dove c’è la cicatrice) sia a livello profondo.
Le cicatrici possono determinare una trazione a livello cicatriziale che si ripercuote sui tessuti circostanti come la fascia connettivale, i vasi e nervi, e sulle fibre muscolari, i disturbi possono propagarsi fino a zone più lontane, provocando un’alterazione di tutto l’organismo e la comparsa di dolore e limitazione dei movimenti.
E’ molto importante lavorare sulle cicatrici con una serie di procedure di impastamenti e pinzamenti oltre che stiramenti fatti nella zona lungo la cicatrice. Utili sono anche i trattamenti con il freddo, massaggiando con un cubetto di ghiaccio.
Ogni cicatrice va valutata e correlata al sistema tonico posturale.
Spesso si riscontrano in clinica persone che soffrono di mal di schiena, mal di testa, dolori osteoarticolari e disfunzioni degli organi interni, che sono recidivi a ogni trattamento. Questi soggetti sono a volte portatori di cicatrici che alterano il sistema. In questo caso la cicatrice deve essere trattata come indicazione prioritaria altrimenti ogni trattamento può risultare vano.
E’ una malformazione vertebrale (frattura) che consiste nell’interruzione dell’istmo.
L’istmo e’ la porzione ristretta dell’arco posteriore della vertebra che e’ compresa tra il processo articolare superiore e quello inferiore. In ogni vertebra abbiamo due istmi, uno per ogni lato. In questa specifica zona l’arco vertebrale e’ relativamente sottile ed in alcuni soggetti può interrompersi: spondilolisi.
E’ relativamente frequente.
Può essere unilaterale e bilaterale.
Si può presentare a qualsiasi livello della colonna vertebrale, ma più spesso si verifica a livello della V vertebra lombare (95% dei casi) e meno frequentemente alla IV vertebra.
Nel 50-60% dei casi e’ accompagnata da SPONDILOLISTESI ossia lo scivolamento in avanti della parte anteriore della vertebra, causando uno stiramento delle radici nervose e dolore.
Fattori di rischio
attività che sollecitano ripetutamente la colonna in ipertensione, soprattutto se tale movimento e’ combinato alla torsione del tronco
Risulta asintomatica nella maggior parte dei casi. Tuttavia possiamo osservare:
dolore lombare
rigidità muscolare
spasmi muscolari
compressione radicolare
Diagnosi
anamnesi
esame obiettivo
radiografia sotto carico
TC sotto carico
RM
elettromiografia
Terapia
terapia riabilitativa
intervento chirurgico
SPONDILOLISTESI
E’ lo scivolamento in avanti del corpo vertebrale perdendo cosi l’allineamento dei corpi vertebrali tra loro. Questo scivolamento rispetto alla vertebra sottostante può manifestarsi:
in avanti: anterolistesi
posteriormente: retrolistesi
lateralmente: laterolistesi
E’ una conseguenza della spondilolisi
Più la persona e’ giovane e più il rischio di uno scivolamento in avanti aumenta. Nella maggior parte dei casi riguarda la cerniera lombo-sacrale:
quarta e quinta vertebra lombare
quinta vertebra lombare e sacro
Gli sport più soggetti a questo tipo di lesione sono: tuffi, ginnastica artistica, sollevamento pesi, golf.
Classificazione
Grado 1: lieve scivolamento
Grado 2: scivolamento che interessa la metà della vertebra sovrastante
Grado 3: scivolamento fino al bordo posteriore della vertebra sovrastante
Grado 4: scivolamento completo
Eziologia
congenita
eventi traumatici
continue sollecitazioni (inarcamenti) a carico della colonna vertebrale: fratture da stress
peso corporeo: quando supera del 20-30% quello ideale
Sintomi
Dipendono dal grado di scivolamento e dalla velocità con cui questo avviene.
Generalmente si manifesta con una fastidiosa lombalgia, che migliora da seduto.
Iperlordosi.
In alcuni casi può essere asintomatica oppure associarsi a sciatica.
Sindrome a decorso cronico, caratterizzata da una infiammazione no specifica e generalmente simmetrica delle articolazioni periferiche.
Può evolvere in una distruzione progressiva delle strutture articolari e periarticolari. Possono essere presenti anche manifestazioni sistemiche.
L’eziologia e’ sconosciuta. Le donne vengono colpite con maggiore frequenza. La massima incidenza e’ tra i 25 e i 50 anni.
Il NODULO REUMATOIDE e’ la lesione più caratteristica, localizzata a livello sottocutaneo. E’ un granuloma caratterizzato da una zona centrale necrotica circondata da processo infiammatorio.
L’esordio e’ per lo più insidioso, con coinvolgimento articolare progressivo, dolorabilita’ di quasi tutte le articolazioni attive. E’ tipico il coinvolgimento simmetrico delle piccole articolazioni di:
mani, piedi, polsi, gomiti, caviglie.
Sintomi
Rigidità mattutina di durata maggiore a 30 minuti, o dopo prolungata inattività
Malessere pomeridiano e affaticamento
Deformità soprattutto deviazione ulnare delle dita
Presenza di noduli reumatoidi
A volte febbre modesta e interessamento polmonare
Esami radiologici e di laboratorio
E’ presente anemia normocitica e normocromica
La VES (velocità di eritrosedimentazione) e’ elevata
Il fattore reumatoide e’ alto
Il liquido sinoviale e’ sempre alterato: opaco, sterile, poco viscoso e ricco di globuli bianchi
Alterazioni radiologiche: erosione, osteoporosi
Diagnosi
Per porre diagnosi di artrite reumatoide devono essere presenti quattro dei seguenti criteri da almeno 6 settimane:
Rigidità mattutina > o = 1ora
Artrite a carico di almeno 3 zone articolari
Artrite delle articolazioni della mano
Artrite simmetrica
Noduli reumatoidi
Presenza del fattore reumatoide nel sangue
Alterazioni radiografiche che debbono comprendere erosioni e osteoporosi
Terapia
Riposo e dieta regolare
FANS
Fisioterapia: mobilizzazioni passive per migliorare l’articolarita’ e ridurre le contratture, esercizi attivi per sviluppare la muscolatura e mantenere una normale motilità articolare
L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria cronica,sistemica ed autoimmune che causa dolore, gonfiore e rigidità a livello delle articolazioni. Di solito colpisce le articolazioni delle mani, dei piedi e i polsi.
Ci sono periodi in cui i sintomi possono peggiorare, le cosi dette ricadute. Periodi di esacerbazioni si susseguono ad altri di remissione, si può affermare che la patologia ha un andamento ciclico recidivante. Una ricaduta è difficile da prevedere, ma con il giusto trattamento si può ridurre il numero di recidive e diminuire i danni sulle articolazioni. Molte persone affette da artrite reumatoide lamentano dolori in altre parti del corpo o più comunemente sintomi generali come stanchezza e perdita di peso.
SINTOMI
L’ artrite reumatoide colpisce le articolazioni di tutto il corpo, anche se maggiormente sono coinvolte le piccole articolazioni della mani e dei piedi.
Solitamente coinvolge le articolazioni simmetricamente (entrambi i lati del corpo nello stesso momento e in egual misura ), ma non sempre è cosi. I sintomi principali sono dolore, gonfiore e rigidità. Spesso i sintomi si presentano gradualmente nell’arco di più settimane, ma in alcuni individui la malattia progredisce più rapidamente in pochi giorni. I sintomi variano da persona a persona, possono sparire per poi ripresentarsi, oppure mutare nel corso del tempo. A volte si possono presentare ricadute e l’infiammazione può estendersi a tutto il corpo.
DOLORE: di solito il dolore da artrite reumatoide è pulsante e lancinante. Peggiora la mattina e dopo un periodo di inattività. RIGIDITA’: altro sintomi di questa patologia è la rigidità che interessa maggiormente le mani ed in questo caso può alterare la capacità del soggetto di piegare le dita o formare un pugno.
La rigidità, come il dolore, peggiora la mattina e dopo un periodo di inattività. La rigidità mattutina è riscontrabile anche nell’artrosi. La differenza tra le due è che nella prima tale sintomo scompare dopo circa 30 minuti dal risveglio, invece nell’ artrite reumatoide si protende per più tempo.
GONFIORE, ROSSORE E CALORE: i tessuti molli che rivestono le articolazioni si possono infiammare e causare gonfiore articolare e calore. Con il tempo la flogosi cicatrizza, il tessuto infiammatorio diventa fibroso o cicatriziale. Il conseguente ispessimento dei tessuti intrarticolari, associato alla degenerazione cartilaginea, alle erosioni ossee ed al gonfiore, riduce sensibilmente la mobilità dell’articolazione.
Fino al 30% dei soggetti affetti da artrite reumatoide presenta rigonfiamenti solidi subito sotto la cute (definiti noduli reumatoidi), in genere in prossimità delle zone di pressione (come la parte posteriore dell’avambraccio vicino al gomito).
Essendo una malattia sistemica può coinvolgere molti organi del corpo tra cui cuore, reni e polmoni ed essere causa di altri sintomi, tra cui:
stanchezza e perdita di energia
aumento della temperatura
sudorazione
riduzione dell’appetito
perdita di peso
secchezza agli occhi (nel caso in cui gli occhi siano coinvolti)
dolore al torace (nel caso in cui il cuore o polmoni siano colpiti)
CAUSE
Non si conosce la causa precisa di questa malattia. L’ artrite reumatoide è considerata una malattia autoimmune, cioè è provocata da alcuni componenti del sistema immunitario che attaccano i tessuti molli che ricoprono le articolazioni. Il tessuto sinoviale che copre le articolazioni diventa doloroso e infiammato e rilascia sostanze chimiche dannose per ossa, cartilagine, tendini e legamenti. L’infiammazione della sinovia produce molto liquido che si riversa nell’articolazione, tendini e borse. In condizioni normali questo liquido, detto sinoviale, è importante per garantire il nutrimento alla cartilagine articolare, proteggere le articolazioni dagli impatti e facilitare lo scorrimento tra le varie strutture anatomiche. Quando è eccessivo causa però gonfiore diffuso; caratteristico è quello delle dita, che assumono la tipica forma a fuso.
In fase avanzata, il perdurare della flogosi, fa si che la cartilagine, l’osso e i legamenti delle articolazioni sono erosi (si usurano), causando deformità, instabilità e formazione di tessuto cicatriziale all’interno dell’articolazione. Con il tempo le ossa si deformano e usurano e, se la patologia non viene trattata, le articolazioni si possono danneggiare completamente. Ad ogni modo, ad oggi, ancora non è si sa quale sia il fattore trigger che spinge il sistema immunitario ad attaccare le articolazioni e provocare la patologia.
POSSIBILI FATTORI DI RISCHIO
L’ artrite reumatoide è una malattia multifattoriale, cioè ci sono vari fattori che aumentano il rischio di svilupparla:
geni– anche se non ci sono evidenze certe, si pensa che la predisposizione genetica possa influenzare l’andamento di questa patologia
ormoni– l’ è più frequente nelle donne , forse per l’effetto degli ormoni estrogeni, ma ciò non è stato scientificamente provato
fumo– alcune ricerche hanno suggerito che il fumo può essere un fattore predisponente alla malattia
DIAGNOSI
Esami del sangue
I medici effettuano esami del sangue per determinare i livelli ematici del soggetto per quanto riguarda il fattore reumatoide e gli anticorpi anti-CCP e, solitamente, la proteina C-reattiva, VES o entrambi.
Diversi soggetti che soffrono di artrite reumatoide hanno nel sangue anticorpi specifici, quali il fattore reumatoide e gli anticorpi anti-CCP. Il fattore reumatoide è una proteina che il sistema immunitario produce quando attacca il tessuto sinoviale. La metà delle persone affette da artrite reumatoide ha un valore elevato di fattore reumatoide all’inizio della patologia, 1 individuo su 20 senza artrite reumatoide può essere positivo al test. Gli anticorpi anti-CCP sono anche essi prodotti dal sistema immunitario, sono presenti in oltre il 75% dei soggetti che soffrono di artrite reumatoide e sono quasi sempre assenti nelle persone che non ne soffrono. Ma non tutti gli individui con artrite reumatoide hanno questi anticorpi. Proteina C reattiva è un altro test per misure il livello di infiammazione.
VES: La VES è un altro esame per individuare la presenza di infiammazione e misura la velocità con cui i globuli rossi si depositano sul fondo di una provetta contenente sangue. Tuttavia, aumenti simili della VES, dei livelli di proteina c-reattiva o di entrambi possono manifestarsi in molti altri disturbi. I medici potrebbero monitorare la VES o la proteina c-reattiva per cercare di determinare se la malattia sia attiva. La VES è utile anche per verificare la presenza di anemia. La maggior parte dei soggetti affetti da artrite reumatoide presenta una lieve anemia (un numero insufficiente di globuli rossi).
SCANS
La radiografia e la risonanza magnetica sono strumenti utilizzati per controllare l’infiammazione e le alterazioni nelle articolazioni causate dalla malattia. Possono aiutare a monitorare il decorso della malattia nel tempo e a differenziare le diverse forme di artrite.
TRATTAMENTO
Il trattamento per l’ artrite reumatoide può aiutare a ridurre l’infiammazione, il dolore, prevenire o rallentare il danno articolare e la disabilità. Non esiste una cura, ma un trattamento precoce può ridurre il rischio di incombere in seri danni e limitare l’impatto della patologia sulla vita dell’individuo.
Di seguito le tipologie di trattamento utilizzate:
Farmaci
Fisioterapia, terapia occupazionale
Provvedimenti relativi allo stile di vita (smettere di fumare, seguire una dieta ecc)
Intervento chirurgico
Farmaci: I FANS sono comunemente usati per trattare i sintomi dell’artrite reumatoide. Non prevengono il progredire del danno causato dall’artrite e quindi non devono essere utilizzati come trattamento primario.
I FANS possono ridurre il gonfiore delle articolazioni colpite e alleviare il dolore. Possono essere assunti per via orale o applicati direttamente sulla cute sopra le articolazioni dolorose. L’artrite reumatoide, a differenza dell’osteoartrite, causa un’infiammazione considerevole. Di conseguenza, i farmaci che diminuiscono l’infiammazione, inclusi i FANS, hanno un vantaggio importante sui farmaci quali il paracetamolo, che riduce il dolore, ma non l’infiammazione.
Dal momento che possono rallentare effettivamente la progressione della malattia e alleviare i sintomi, i farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD) vengono spesso avviati non appena viene formulata la diagnosi di artrite reumatoide. Circa due terzi delle persone migliorano, in generale, e le remissioni complete sono sempre più frequenti. La progressione dell’artrite solitamente rallenta, ma il dolore può persistere. I soggetti devono essere messi al corrente dei rischi dei DMARD e devono essere sorvegliati attentamente per controllare la tossicità.
I corticosteroidi sono potenti farmaci antinfiammatori che sopprimono il sistema immunitario. I corticosteroidi, come il prednisone, sono i farmaci assolutamente più efficaci nel ridurre l’infiammazione e i sintomi dell’artrite reumatoide in ogni sede del corpo. Benché i corticosteroidi siano efficaci per l’uso a breve termine, potrebbero non prevenire la distruzione dell’articolazione e potrebbero perdere efficacia con il tempo, mentre l’artrite reumatoide rimane in genere attiva per anni.
Di conseguenza, i medici in genere riservano i corticosteroidi per l’uso a breve termine nelle seguenti situazioni:
Quando si avvia il trattamento per i sintomi gravi (finché un DMARD non ha raggiunto l’effetto)
Nelle riacutizzazioni gravi quando sono colpite molte articolazioni
Trattamento biologico: altre classi di farmaci immunosoppressori vengono spesso chiamate collettivamente agenti biologici. Un agente biologico viene prodotto a partire da un organismo vivente. Molti agenti biologici utilizzati per trattare l’artrite reumatoide sono anticorpi. Analogamente ai farmaci immunosoppressori, gli agenti biologici sopprimono l’infiammazione in modo da evitare i corticosteroidi o utilizzarli a dosi inferiori. Pertanto, interferendo con il sistema immunitario, gli agenti biologici possono aumentare i rischi di infezione e di alcuni tumori.
TRATTAMENTO DI SUPPORTO
FISIOTERAPIA
La fisioterapia ha lo scopo di mantenere una buona forma fisica, di rinforzare i muscoli e di rendere le articolazioni più flessibili.
Se le mani e i polsi sono coinvolti dalla malattia, il fisioterapista, tramite sedute individuali, mostrerà al paziente una serie di esercizi da ripetere anche individualmente a casa. Foto 3
Il fisioterapista potrà dare consigli per la riduzione dei sintomi tramite l’applicazione di calore o ghiaccio e tramite l’utilizzo di dispositivi elettromedicali quali la TENS.
La scelta della terapia con il calore (termoterapia) o con il freddo (crioterapia) spesso è personale del terapista, benché quest’ultima si dimostri più efficace nel dolore acuto. Nell’ambito di un trattamento a base di termoterapia o crioterapia, occorre usare cautela, al fine di evitare ustioni e lesioni da freddo. Il calore aumenta il flusso ematico e rende il tessuto connettivo più flessibile. Riduce temporaneamente la rigidità articolare, il dolore e gli spasmi muscolari. Inoltre, contribuisce ad attenuare l’infiammazione e l’accumulo di liquido nei tessuti. L’applicazione di freddo può essere utile per rendere insensibili i tessuti e attenuare gli spasmi muscolari.
L’elettrostimolazione nervosa transcutanea TENS può essere applicata diverse volte al giorno per un periodo compreso tra 20 minuti e varie ore, in base alla gravità del dolore. Spesso, è possibile insegnare ai pazienti a utilizzare questo apparecchio in casa, se necessario. La maggioranza dei pazienti tollera bene la terapia, ma non tutti ottengono un’attenuazione del dolore. Questo macchinario attraverso un piccolo impulso elettrico può intorpidire le terminazioni nervose alleviare il dolore dell’ artrite reumatoide . Prevede l’uso di un dispositivo portatile, a batteria, che produce la corrente, applicata attraverso gli elettrodi sulla cute. Il dispositivo provoca una sensazione di formicolio ma non dolorosa.
Anche i massaggi possono alleviare il dolore, ridurre il gonfiore e far rilasciare i tessuti che sono tesi (contratti). Inoltre il fisioterapista può praticare mobilizzazioni passive sui pazienti per allentare le rigidità articolari ed insegnare esercizi di stretching e ginnastica dolce che il paziente potrà svolgere anche a casa. L’esercizio fisico regolare è consigliato per mantenere la forza muscolare e la funzionalità fisica generale; peraltro, la fatica di esercizio aiuta a decentrare l’attenzione dai dolori localizzati.
Altro trattamento è l’agopuntura che prevede l’inserimento di sottili aghi per via sottocutanea in specifiche sedi del corpo, spesso lontano dalla sede del dolore. Gli aghi vengono ruotati rapidamente e a intermittenza per alcuni minuti, oppure viene applicata una corrente elettrica di bassa intensità attraverso gli aghi. L’agopuntura può stimolare il cervello a produrre endorfine. Queste sostanze, prodotte naturalmente dal cervello, bloccano la sensazione di dolore e riducono l’infiammazione. L’agopuntura trova talora impiego con altri trattamenti per la gestione di dolore cronico e artrite di recente sviluppo.
TERAPIA OCCUPAZIONALE
Un terapista occupazionale ha il compito di insegnare al paziente e dare consigli su come proteggere le articolazioni sia a casa che sul lavoro. Può fornire supporti come tutori o attrezzi che possono aiutare a svolgere mansioni come aprire un barattolo o girare un rubinetto che possono diventare difficili nelle fasi avanzate della malattia.
CHIRURGIA
A volte l’intervento chirurgico è necessario per recuperare l’abilità di usare le articolazioni nel caso siano completamente danneggiate e i farmaci non sono stati efficaci.
Esempi:
sindrome del tunnel carpale – la chirurgia consiste nel tagliare il legamento nel polso per ridurre la compressione sul nervo
liberazioni dei tendini delle dita per ridurre le deformità
rimozione del tessuto infiammato che riveste le articolazioni delle dita
L’artroscopia è l’operazione utilizzata per rimuovere il tessuto osseo infiammato.
Protesi articolari
La sostituzione chirurgica dell’articolazione in particolar modo del ginocchio, dell’anca o spalla è il modo più efficace per ripristinare la motilità e la funzione nella fase avanzata della patologia articolare.
ALIMENTAZIONE E DIETA
Non ci sono evidenze scientifiche a provare che una specifica dieta possa migliorare i sintomi dell’artrite reumatoide . Nonostante ciò alcuni pazienti possono avere un peggioramento dei sintomi mangiando alcuni cibi. E’ comunque importante seguire un regime alimentare salutare e bilanciato. La dieta mediterranea è raccomandata.
Chi segue una dieta mediterranea (ricca di ortaggi, cereali integrali e leguminose) ha un rischio inferiore di insorgenza e gravità per l’artrite reumatoide.
E’ dunque possibile stabilire una gamma di alimenti che possono essere utili nel trattamento dell’artrite reumatoide, ovvero quelli ricchi di certi acidi grassi :l’olio di krill e certe alghe (che possono essere consumate come tali o sotto forma di olio); tra i pesci ricordiamo tutti quelli azzurri come: tonno (più la ventresca del filetto), pesce spada, palamita, sgombro, lanzardo, aguglia o costardella, sugarello, cicerello, papalina, aringa, alaccia, sarda o sardina, acciuga o alice, merluzzo.
Se è vero che alcuni alimenti possono favorire la riduzione sintomatologica dell’artrite reumatoide, è altrettanto vero che certi nutrienti ed un eccesso del grasso corporeo ne peggiorano la condizione.
L’obesità consiste in un esubero del grasso corporeo, il quale viene stoccato principalmente nel tessuto adiposo; quest’ultimo non è fatto di materia amorfa, bensì da cellule che interagiscono con il resto dell’organismo. Nello specifico, quando sono troppo gonfie e sollecitate allo sviluppo, queste cellule secernono varie molecole di natura infiammatoria che peggiorano la condizione.
Un eccesso alimentare cronico, causando sovrappeso, costituisce un importante fattore di rischio per l’artrite reumatoide. Inoltre, l’aumento del carico di lavoro sulle articolazioni dolenti non può far altro che aggravare la sintomatologia dolorosa. E’ anche dimostrato scientificamente chel’abuso alcolico incide negativamente sulla malattia favorendone l’insorgenza ed il peggioramento.